
Il sapere che si perde. Come affrontare la crisi della trasmissione del know-how?
L’innovazione corre, ma il sapere rischia di rimanere indietro, afferma Valentina Ferri, ricercatrice INAPP.
Il mercato del lavoro, trasformato dalle nuove tecnologie, si trova di fronte a un paradosso: mentre cresce la disponibilità di informazioni e di strumenti altamente tecnologici la domanda di professionisti altamente qualificati e di professionisti con competenze di base diventano sempre più difficili da reperire. Ingegneri e idraulici, due figure considerate agli antipodi del sistema formativo, condividono la stessa sorte: scarseggiano.
Durante l’evento on the road di Qualificazione 2025 dell’11 marzo “Mappe: filiere e mercato del lavoro in Italia”, svolto presso la sede di Form&ATP e Wintime, abbiamo indagato proprio questo paradosso, coinvolgendo persone esperte del tema e persone che vivono il paradosso “dal campo”.
Valentina Ferri, esperta di analisi strategica delle politiche del lavoro, della formazione e delle imprese, con particolare attenzione alle filiere produttive italiane e alle sinergie tra innovazione e capitale umano, ha messo in luce un aspetto cruciale: il problema non è solo la carenza di lavoratori, ma la difficoltà stessa delle aziende nel trasferire conoscenze e competenze.
La trasmissione del know-how, un tempo assicurata dall’apprendistato e dal passaggio generazionale, si è indebolita. Le aziende individuano tra le competenze trasversali più carenti proprio la capacità di formare, addestrare e istruire nuove risorse. È qui che si spezza il ciclo della conoscenza. L’elevato turnover e la rapida evoluzione tecnologica accelerano questo fenomeno, rendendo obsoleti i saperi più rapidamente di quanto possano essere trasferiti. Senza un modello efficace di condivisione del sapere, il rischio non è solo la perdita di competenze strategiche, ma anche di quel valore distintivo che rende le imprese competitive: la loro identità stessa.
Il patto generazionale: un processo difficile ma necessario
Durante la tavola rotonda, che ha coinvolto imprese dall’industria tessile al settore culturale, abbiamo ascoltato le voci di chi affronta ogni giorno il paradosso della trasmissione del sapere.
Giovanni Guerriero, alla guida di Guerriero Produzione Pelletterie, lo vive direttamente nella sua azienda. Il ricambio generazionale è stato inevitabile, non solo nella gestione, con il passaggio di testimone alla figlia Marianna Guerriero, ma anche tra i collaboratori. I lavoratori con esperienza avanzavano con l’età, mentre i giovani entravano senza una guida chiara.
La figlia, Marianna Guerriero, ha sottolineato l’importanza di un orientamento a monte: molti di questi lavori vengono percepiti come meno gratificanti, mentre nelle aziende manifatturiere ogni persona che crea è un artigiano, un artista. Questo messaggio va trasmesso ai giovani, affinché comprendano il valore di un mestiere che è sia tecnica che espressione creativa.
La formazione in questo si è rivelata necessaria, ma non sufficiente. Il vero ostacolo era la resistenza dei maestri, riluttanti a condividere il proprio know-how. Solo attraverso un attento lavoro di mediazione è stato possibile cambiare le dinamiche, creando una nuova generazione di artigiani capaci di coniugare tradizione e innovazione.
Un problema simile lo ha vissuto Cristina Cariati in Terna d’Isola, azienda internazionale nel settore dei tessuti non tessuti. Il basso turnover aveva reso il passaggio di competenze un’urgenza. Con il 12% della forza lavoro prossima alla pensione, si è deciso di coinvolgere attivamente i senior per trasferire le conoscenze alle nuove leve.
Ma come si fa ad affascinare i giovani, a renderli partecipi di un mestiere che ha perso prestigio sociale?
La chiave sta nella valorizzazione delle competenze trasversali e nella consapevolezza che ogni manager, ogni tecnico, nasce da un’esperienza concreta, spesso iniziata in officina.
Innovazione e tradizione: un equilibrio da preservare
Costanza Boccardi, dell’Agenzia Teatri Uniti, ha posto invece una questione fondamentale per tutti i settori: come garantire che il sapere della tradizione non venga travolto dall’innovazione ma possa piuttosto guidarlo?
La risposta sta nella formazione mirata, capace di connettere il passato con il futuro.
Ci sono settori in cui la trasmissione del sapere è particolarmente fragile, come il mondo dello spettacolo, dove il divario tra domanda e offerta formativa genera uno squilibrio evidente. Mentre il numero di attori supera di gran lunga le opportunità disponibili, con un tasso di disoccupazione che sfiora il 90%, le figure tecniche essenziali – macchinisti, direttori di scena, montatori di luci – sono sempre più rare. Cosa rivela tutto questo? Una crisi ancora più ampia: la formazione non solo fatica a rispondere alle reali esigenze del mercato, ma rischia di lasciare scoperti ruoli fondamentali per un intero settore.
Fulvio Bartolo, vice-presidente di Fondimpresa, è intervenuto proprio su questo punto, sottolineando come il fondo interprofessionale stia lavorando su nuove iniziative che non solo garantiscano la crescita delle competenze di base, ma sulla consapevolezza, da parte dei lavoratori, di dover costruire un patrimonio personale di conoscenze che guidano l’utilizzo delle tecnologie.
Il sapere del Made in Italy, da custodire e portare avanti
È necessario, quindi, un cambio di prospettiva.
La trasmissione delle competenze non è un “problema delle aziende”, ma di un intero ecosistema. Istituzioni, enti di formazione, imprese devono collaborare per costruire ambienti capaci di generare e diffondere sapere.
Soluzioni come la creazione di programmi di mentorship, l’utilizzo di piattaforme digitali per la gestione della conoscenza e l’investimento in una formazione continua, capace di adattarsi alle esigenze in evoluzione del mercato del lavoro, diventano strumenti essenziali per garantire la continuità e l’evoluzione delle competenze.
Senza questi passaggi, il rischio è la dispersione di una tradizione che ha reso il Made in Italy un’eccellenza riconosciuta a livello globale.
Antonello Calvaruso, direttore scientifico di S3.Studium, nel cui dialogo si inserisce anche la nostra community Qualificazione, ha ribadito come questo sia uno dei temi centrali dell’edizione 2025 del progetto Net Forum, dedicata all’intelligenza artificiale e intitolata Società Intelligente.
Il concetto di Società Intelligente non si esaurisce nella tecnologia, ma mette al centro la valorizzazione delle capacità umane e del sapere artigianale. Per quanto l’intelligenza artificiale possa essere generativa, resta insostituibile l’artigianalità dell’essere umano: la capacità di trasformare un’idea in materia, di dare forma alla creatività attraverso esperienza e maestria.
L’arte della creazione, la capacità di dare forma a un’idea e trasformare la materia sono elementi insostituibili. Se la maestria scompare dalle sale di produzione e i saperi radicati nei territori smettono di essere tramandati, si rompe quel legame che ha reso unico il nostro modello produttivo.
Il Net Forum è il luogo in cui istituzioni, imprese ed enti di formazione si confrontano per evitare questa frattura e costruire insieme nuovi modelli di trasmissione del sapere, proteggendo non solo un settore economico, ma un’identità culturale che affonda le radici nella storia.